Valentina Petrillo non è solo la prima atleta transgender a partecipare ai Giochi Paralimpici, ma è anche al centro di una delle polemiche più accese nel mondo dello sport. La sua presenza a Parigi 2024 ha scatenato un dibattito feroce, sollevando questioni delicate su equità, identità di genere e inclusione nello sport.
Mentre la Petrillo si prepara a gareggiare come prima atleta transgender nella storia delle Paralimpiadi, il dibattito su di lei è acceso più che mai.
La storia di Valentina
La storia di Valentina Petrillo è una di quelle che sembrano uscite da un film. Da bambina, Valentina, nata Fabrizio, si innamorò dell’atletica leggera guardando il suo eroe Pietro Mennea trionfare ai Giochi Olimpici di Mosca nel 1980. Quel momento piantò in lei il seme di un sogno che, a causa della diagnosi di malattia di Stargardt all’età di 14 anni, sembrava destinato a rimanere irrealizzato. La malattia le ha progressivamente tolto la vista, ma non la sua determinazione.
Nonostante la sfida della disabilità visiva, Valentina ha continuato a correre, spinta dal desiderio di raggiungere la vetta del mondo sportivo. Ma c’era un’altra battaglia che stava combattendo in silenzio: quella per la sua identità di genere. Dopo un matrimonio e due figli quando ancora era Fabrizio Petrillo, nel 2018 ha trovato il coraggio di fare coming out come donna transgender, una scelta che ha trasformato la sua vita e la sua carriera sportiva. Da quel momento, il sogno olimpico si è evoluto in qualcosa di ancora più grande: diventare la prima atleta transgender a competere alle Paralimpiadi.
La partecipazione alle Paralimpiadi e le polemiche
L’ingresso di Valentina Petrillo nella competizione paralimpica, dove correrà i 200 metri e i 400 metri nella categoria T12, ha scatenato una vera e propria bufera mediatica, soprattutto in Spagna, dove alcune associazioni femministe e sportive hanno sollevato critiche molto dure.
Melani Berges, una delle principali rivali di Valentina, ha visto sfumare la qualificazione ai Giochi, perdendo ai Mondiali del 2023 proprio contro di lei. Per l’avvocata Irene Aguiar, che ha difeso l’atleta spagnola, la partecipazione di Petrillo è stata “ingiusta”, definendola come un uomo che compete nella categoria femminile.
Questa opinione non è isolata. Ben 40 associazioni femministe hanno firmato petizioni e sollevato proteste ufficiali, sostenendo che la presenza di Valentina nelle gare femminili rappresenti un pericolo per l’equità sportiva. La loro tesi principale è che, nonostante la transizione, Valentina mantenga un vantaggio fisico derivante dalla sua precedente identità di genere. Questo, secondo loro, va a discapito delle atlete nate biologicamente donne, creando una disparità nella competizione.
Di fronte alle polemiche, Valentina ha sempre mantenuto una posizione chiara: “Non ho la sensazione di rubare qualcosa a nessuno. Meglio essere una donna felice e lenta che un uomo infelice e veloce”. Il suo percorso non riguarda solo lo sport, ma la libertà di essere se stessi, rompendo schemi e pregiudizi. Per Valentina, la sua partecipazione ha un valore simbolico enorme, sia per il movimento transgender che per il mondo paralimpico.
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