Per presentare il suo nuovo libro fotografico, Antonello Venditti è stato ospite di Mara Venier a Domenica In. Il libro racconta ben 52 anni di carriera, e anche un po’ la vita di questa icona della musica italiana, capace di attraversare decenni e restare sempre sulla cresta dell’onda.
Racconta però di momenti dolorosi della sua vita, come il rapporto particolare con i genitori e specialmente la madre, che pur senza volerlo lo ha ferito profondamente durante l’infanzia.
Antonello Venditti e le storie di successi e ostacoli
Classe 1949, il cantautore romano ha appena concluso un altro tour di successo e si appresta a condividere un lato più personale della sua vita grazie al libro fotografico Fuori Fuoco, in uscita il 19 novembre. Anche nell’intervista con Mara Venier, Venditti si racconta senza filtri, ripercorrendo momenti intensi e intimi della sua vita, dagli anni solitari dell’adolescenza alla sua crescita artistica e al grande successo.
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Durante l’intervista, Antonello Venditti ha raccontato come la musica sia stata per lui un vero e proprio rifugio, oltre che uno strumento per esprimere la propria ribellione.
“Ricordo perfettamente quando ho scritto Roma Capoccia (a 15 anni, ndr), Scrivo sempre canzoni davanti a un muro, per romperlo, per superare i limiti”, ha spiegato Venditti, sottolineando il ruolo della musica nel superare gli ostacoli personali e sociali.
Nonostante i genitori desiderassero per lui un percorso diverso, Venditti ha seguito la propria strada, dedicandosi anima e corpo alla musica e riuscendo a creare capolavori che hanno segnato la storia della canzone italiana.
“Ero molto grasso. Ho conosciuto il bullismo sin da piccolo”
Venditti durante la lunga intervista si è espresso apertamente su alcuni aspetti difficili della sua vita privata, specialmente sul rapporto con i genitori, Vincenzo Italo Venditti e Wanda Sicardi. Venditti ha parlato di come abbia conosciuto il bullismo fin da piccolo, un bullismo che, in modo sorprendente e doloroso, proveniva proprio da sua madre.
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“La cosa strana è che provenisse da mia madre… forse non l’ho capito allora, ma forse la sto capendo adesso. Quando sei bambino, sei vittima della staticità delle parole. Lei, con un sorriso sulle labbra, una volta disse a mio padre: ‘Questo ragazzino è cretino’. Sentirlo a sei anni non è affatto carino”, ha raccontato il cantautore, visibilmente emozionato.
Anche il padre di Venditti non è stato esente da comportamenti difficili da comprendere per un bambino. Venditti ha ricordato le punizioni che gli venivano inflitte, “divertenti per lui, ma non per me”. Una di queste prevedeva che restasse immobile a fissare la porta della cucina. “Sono cose che non ti passano… Ma tutto questo mi ha fortificato”, ha aggiunto, riflettendo su come anche le difficoltà siano state parte integrante della sua formazione, come di tanti altri artisti. Venditti cita infatti anche le similitudini con Tiziano Ferro (“Ero molto grasso”), e di come ci siano tanti punti in comune con altri artisti.
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Racconta infatti Venditti: “La vita dei musicisti, degli artisti è molto simile.
Tutti vengono da un prof dolore, da un disagio, da un doversi quasi scusare e affermarsi attraverso una cosa che altri non sanno fare, o dimostrare.”
Perché Venditti porta sempre gli occhiali da sole?
Lo stesso Venditti dice a Mara Venier che tutti ormai conoscono la storia degli occhiali da sole, sin dagli inizi, uno degli accessori iconici del cantante: insieme al cappotto di montone, la sciarpa e poi il cappello (che a un certo punto smise di usare, ma poggiò sempre sul piano durante i concerti).
La storia degli occhiali Ray-ban è tutta particolare nasce negli anni ’70. In quegli anni Venditti incontrò una ragazza che fumava il sigaro e indossava dei particolari occhiali Ray-Ban marroni, un modello utilizzato dai piloti dei bombardieri americani durante la guerra del Vietnam.
Affascinato dalla storia di questi occhiali, Venditti decise di farli propri, trasformandoli in un simbolo personale di pacifismo. Da quel momento quegli occhiali rappresentano un messaggio di pace, un modo per ribaltare il significato originario di un accessorio legato alla guerra.
La lotta contro la depressione
Nel corso della chiacchierata, l’autore di brani iconici come Grazie Roma, Notte prima degli esami e Ci vorrebbe un amico ha aperto il cuore parlando di uno dei periodi più bui della sua vita: la depressione. “Ho sofferto di depressione, volevo farla finita. Avevo un male di vivere dentro di me, e ho pensato di togliermi la vita. Ma ero troppo bravo a guidare per riuscirci”, ha confessato.
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Fu grazie all’aiuto di Lucio Dalla e all’amore per la sua amata Roma che Venditti riuscì a trovare la forza di risalire. “Lucio Dalla mi ha salvato. Nel 1970 capì che dovevo allontanarmi da Roma e mi portò via. Lì iniziai a curarmi, ma l’idea di farla finita non mi aveva ancora lasciato”.
Fu solo più tardi, durante una storica vittoria della Roma al Circo Massimo, che Venditti si sentì per la prima volta libero dalla depressione. “Mi sono sentito parte di qualcosa, senza distonie con gli altri. L’amore e il calore delle persone mi hanno guarito”, ha raccontato, evidenziando come l’affetto del pubblico e la passione per il calcio abbiano giocato un ruolo fondamentale nella sua rinascita.
Un viaggio tra musica, fragilità e rinascita
L’intervista a “Domenica In” ha mostrato un Antonello Venditti autentico, un uomo che nonostante il successo e la fama, ha vissuto difficoltà profonde e momenti di smarrimento. La sua storia è quella di un artista che non ha mai avuto paura di affrontare le sue fragilità e di condividere anche i momenti più oscuri della propria esistenza. La sua musica, da sempre specchio delle sue emozioni, è stata lo strumento che gli ha permesso di superare le difficoltà e di rinnovarsi continuamente, regalando al pubblico emozioni autentiche.
Fonte immagini: Rai