Ricordi quando hai iniziato a lavorare?
Un mondo completamente diverso da quello di oggi.
Si entrava in azienda e si restava lì per tutta la vita, costruendo una carriera solida e una pensione sicura.
Oggi, i giovani sembrano avere un approccio completamente diverso al lavoro.
Sono più esigenti, meno disposti a fare sacrifici e sempre alla ricerca di nuove opportunità.
Ma è davvero così?
Laureati sempre più esigenti
Secondo un recente studio, la maggior parte dei giovani laureati rifiuterebbe un lavoro con uno stipendio inferiore a 1.250 euro al mese.
Un dato che può far storcere il naso a molti di noi, abituati a iniziare con molto meno.
Il rapporto AlmaLaurea ci dice che i laureati italiani sono diventati molto più selettivi nella ricerca di lavoro.
La stragrande maggioranza di loro, il 90,5%, è soddisfatta del proprio percorso di studi, ma solo il 38,1% dei laureati di primo livello e il 32,9% di quelli di secondo livello accetterebbe uno stipendio di 1250 euro al mese. Questo significa che quasi due laureati su tre considerano questa cifra troppo bassa per il loro livello di istruzione e qualifiche.
Ma fermiamoci un attimo a riflettere: il costo della vita oggi è molto più alto rispetto a quando eravamo giovani.
Affittare un appartamento, pagare le bollette, mettere da parte qualcosa per il futuro… tutto è diventato più caro.
La situazione dei laureati italiani
Le cifre parlano chiaro: a un anno dalla laurea, i laureati di primo livello guadagnano in media 1.384 euro al mese, mentre quelli di secondo livello arrivano a 1.432 euro.
Dopo cinque anni, questi valori aumentano rispettivamente a 1.706 euro e 1.768 euro. Ma questi stipendi sono ben lontani da quelli dei laureati italiani all’estero, che possono arrivare a guadagnare 2.174 euro al mese un anno dopo la laurea e 2.710 euro dopo cinque anni, con un incremento di oltre il 50% rispetto agli stipendi italiani.
In conclusione, i dati mostrano un panorama complesso e in cambiamento per i laureati italiani.
Sempre più giovani cercano opportunità lavorative che riconoscano pienamente il loro valore, e non esitano a considerare l’estero come una valida alternativa per ottenere retribuzioni più elevate e condizioni lavorative migliori.
Tuttavia, resta il dubbio se questa selettività sia motivata da ambizioni legittime o da una minore disponibilità ad accettare compromessi iniziali nel mondo del lavoro.